Anni di esperienza condensati in suggerimenti concreti. Qui trovi quello che funziona davvero quando inizi questo percorso professionale.
Diventare coach richiede più di una semplice certificazione. Serve pratica costante, riflessione onesta e la volontà di mettersi in discussione ogni giorno. Questi suggerimenti nascono da esperienze reali – sia successi che errori.
Prima di pensare a strategie complesse, prova a condurre conversazioni autentiche con persone che conosci. Chiedi il permesso di fare da coach per 30 minuti. Registra (con consenso) e riascolta. Scoprirai rapidamente dove tendi a interrompere o dare consigli invece di fare domande.
Ogni volta che trovi una domanda che apre una conversazione in modo inaspettato, scrivila. Con il tempo costruirai il tuo repertorio personale. Non si tratta di memorizzare script, ma di riconoscere quali formulazioni risuonano con il tuo stile naturale.
Avrai sessioni che non funzionano. Momenti in cui ti senti perso o in cui il cliente sembra distante. Invece di evitare queste esperienze, analizzale. Cosa avresti potuto fare diversamente? A volte il miglior apprendimento arriva proprio dai momenti più scomodi.
Altri aspiranti coach sono la tua migliore risorsa. Create sessioni di pratica settimanali dove vi alternate nei ruoli. Il feedback immediato di chi sta percorrendo la tua stessa strada vale quanto molte ore di studio teorico.
Non limitarti a un solo approccio. Esplora varie scuole di pensiero e tecniche. Poi sperimenta nella pratica cosa si adatta meglio a te. Il coaching più efficace spesso nasce dalla fusione di elementi diversi che rispecchiano la tua personalità.
Non diventerai un coach eccezionale in sei mesi. Serve tempo per sviluppare sensibilità, intuizione e quella presenza che fa la differenza. Concentrati sul miglioramento graduale invece che sulla perfezione immediata. I risultati arrivano con la consistenza.
Non insegniamo formule magiche. Crediamo in principi solidi che guidano ogni aspetto della formazione che offriamo.
Puoi leggere cento libri sul coaching, ma finché non conduci sessioni reali con persone vere, non capisci davvero cosa significhi. Per questo il 70% del nostro programma è dedicato a esercitazioni pratiche, feedback e affinamento delle competenze sul campo.
Creiamo uno spazio dove sbagliare è non solo accettato, ma incoraggiato. Le migliori intuizioni nascono dall'analisi dei momenti in cui le cose non vanno come previsto. Ogni errore diventa un caso di studio per l'intero gruppo.
Non formiamo robot che replicano uno script. Aiutiamo ogni persona a trovare il proprio stile di coaching che risuoni con la sua personalità. Le tecniche migliori sono quelle che senti naturali quando le utilizzi.
Il percorso non finisce con il certificato. I nostri allievi continuano a incontrarsi per sessioni di supervisione, condivisione di casi complessi e supporto reciproco. Il coaching si affina negli anni, non nei mesi.
Alcune situazioni che incontrerai e suggerimenti basati su ciò che ha funzionato per altri.
Ti capiterà spesso. Qualcuno prenota una sessione ma non ha chiarezza sugli obiettivi. La tentazione è guidarlo immediatamente verso una direzione, ma resisti. Usa la prima sessione per esplorare, non per risolvere. Fai domande ampie: "Cosa ti ha portato qui oggi?" o "Se questa conversazione fosse utile, di cosa parleremmo?"
A volte serve un'intera sessione solo per far emergere una domanda chiara. E va bene così. Non è tempo perso – è fondamento per tutto il lavoro successivo.
Il silenzio può essere scomodo, specialmente all'inizio. Ma è nello spazio vuoto che spesso nascono le intuizioni più profonde.
Quando inizi, ti sentirai un impostore. Normale. Concentrati su:
Molti nuovi coach si sentono in dovere di specializzarsi immediatamente. "Coaching per imprenditori" o "coaching per mamme" suona professionale, ma può essere limitante all'inizio. I primi due anni, lavora con chiunque sia disponibile. Scoprirai naturalmente con chi ti trovi meglio, quali conversazioni ti energizzano e dove sembri creare più valore.
La specializzazione autentica emerge dall'esperienza, non da una decisione di marketing presa a tavolino. Quando Davide ha iniziato, pensava di voler lavorare solo con dirigenti. Poi ha scoperto che le conversazioni più soddisfacenti le aveva con manager intermedi in fase di transizione. Ha adattato il suo focus di conseguenza.